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Maria Facci

PICO DA VARA - AZZORRE

Aggiornamento: 10 nov 2021

"So di non sapere"

(Seneca)


. . . ed è questo che spinge a conoscere, cercare, indagare al di sopra di ogni ordine precostituito. So di non sapere . . . quindi sento.


POTENZA E RISPETTO

Quel giorno affrontai il Pico da Vara con la voglia di conoscere un ambiente nuovo dal punto di vista floro-faunistico, per le altezze che si possono raggiungere e la tutela di questo territorio che si avverte nell'avvicinarsi alle sue pendici. Sapevo di essere sola, che non avrei incontrato altra anima (umana). Coloro i quali hanno saggiato almeno una volta il gusto del viaggio in solitaria in natura, la notte o con le luci del giorno, potranno comprendere le sensazioni che si provano nel concedersi queste esperienze. Andrò contro tutto e tutti, non raccoglierò approvazioni, sarò ritenuta sprovveduta e incosciente. Ma con estrema presenza e consapevolezza di me, delle mie percezioni sensoriali, delle mie forze fisiche-mentali-spirituali e dei miei desideri, mi reco in natura in solitaria da quando ero adolescente e finché la Vita lo vorrà continuerò a farlo. Possiamo chiamarla Pachamama, Madre Natura, spirito del bosco e delle montagne....ma questo ente supremo che tutto conosce e tutto regola, mi vuole così e io voglio mostrarmi in questa modalità, spogliata di altre presenze, di personalità e di aspettative del mondo umano, mi vuole così come sono con la mia curiosità, la mia debolezza e la mia autentica imperfezione. E' un incontro cosmico, una confessione davanti a Dio, un guardarsi dritto negli occhi scoprendo in fondo l'Amore e l'infinito mare senza tempo in cui la mia anima naviga, ospitata dal mio corpo. E' un incontro d'Amore. Mi sono chiesta se si tratti di un approccio superbo alla Natura, ignara dei rischi intrinseci dati dagli abitanti di questi luoghi.

Sì loro ci sono, io ci sono . . . ma come voglio esserci? Ricordo la vastità del deserto rosso australiano e del Kalahari nei quali è bene addentrarsi con la dovuta preparazione, così come luoghi sperduti nelle Ande e in Namibia, la natura prorompente dell'Okavango Delta in Botswana e l'Amazzonia peruana . . . le mie montagne dolomitiche e i tanti luoghi dove ho avvertito la Potenza degli elementi.

In quei luoghi ho avvertito di essere immersa dentro un ordine superiore, costituito da elementi di cui avere profondo rispetto, in ascolto e apprendimento delle leggi che lo governano.

Mi sono sentita spogliata, nuda, non giudicata, in modo ancestrale appartenente al luogo, un elemento in relazione con altri elementi alberi foglie acqua animali, la mia presenza leggera come una piuma. Lontana delle logiche che governano l'umanità a cui appartengo, parte di un regno molto più vasto, sconosciuto e non comprensibile dalla mente. Entrando in questi mondi mi sono trovata inizialmente a trattenere il fiato, quasi per non disturbare, come se non volessi far sapere la mia presenza in quel habitat, come se non volessi essere scoperta. Ho capito col tempo che quella era paura del diverso, del nuovo, di trovarmi in un luogo che avrebbe potuto forse danneggiarmi . . . o cambiarmi (?).

Si, questi sono luoghi dove le variabili sono tante, si può essere sbranati, punti, morsi e quant'altro. Ma in quei luoghi ho sentito di essere, di appartenere, di condividere. La paura serve, non si fugge dalla paura, c'è e va indagata. La paura se interrogata e vissuta torna utile a capire quali siano i limiti oggettivi e quali invece soggettivi che ciascuno può sentire. Ha senso affinché ci introduca ad un'indagine interiore sulla vera natura della paura stessa. Avere il coraggio di operare questo tipo di indagine ci sposta inevitabilmente su livelli di sensibilità diversi.




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